Premessa pastorale
L’affiancamento della comunità cristiana alle dinamiche di crescita umana, intellettuale e culturale delle giovani generazioni è una azione che rientra a pieno titolo nella missione evangelizzatrice della chiesa che avviene solo a patto che il vangelo si incarni nella quotidianità e nella totalità della vita umana. Tutto ciò che riguarda la crescita e la maturazione della identità personale deve rientrare nelle preoccupazioni della comunità cristiana, perché non avvenga quella scissione, sempre possibile, tra la vita di fede e la vita quotidiana.
Il doposcuola, espressione diretta e concreta della cura sopra accennata, deve diventare sempre più una attività imprescindibile per la comunità cristiana, a fronte di alcuni fattori che, nell’attuale contesto sociale, mettono a rischio la crescita personale e soprattutto l’acquisizione di una seria “strumentazione” per vivere pienamente responsabili della propria vita:
- un analfabetismo di ritorno, che significa soprattutto una incapacità di interpretare quanto si legge
- una frequentazione assidua del mondo virtuale che spesso condiziona, attraverso fake news o proposte interattive, il percorso di crescita, convincendo il soggetto della normalità e positività di atteggiamenti in realtà distruttivi
- una crescita della dispersione scolastica causata da diversi fattori, tra cui una mancanza di una seria presa a carico della persona da parte della istituzione scolastica
- una crescente fatica delle famiglie ad affiancare serenamente il cammino scolastico dei figli, spesso vissuto con una contrapposizione che nega ogni dialogo tra famiglia e scuola
- il tutto aggravato dagli anni della Pandemia, dove la scuola ha proposto un faticoso percorso di resistenza alle varie chiusure, con una DAD che mai avremmo immaginato di proporre prima della Pandemia, che però ha privato i ragazzi di esperienze di relazione, di socializzazione fondamentali nel cammino personale e di tutta la società.
Ciò che c’è in gioco è il futuro delle giovani generazioni, sappiamo che l’ingresso nel mondo del lavoro avviene attraverso l’acquisizione di un titolo di studio che, tra l’altro, riconosce delle competenze trasversali e specifiche agli alunni, ritenendoli in grado di svolgere una professione specifica. Chi non giunge all’ottenimento di un titolo di studio rischia di avere il futuro segnato: nel migliore dei casi l’accesso nel mondo del lavoro avviene in modo irregolare, con una serie di conseguenze complesse che minano la costruzione del futuro; lavorare “in nero” significa non poter accedere ad una serie di servizi, ma anche rimanere in una precarietà rispetto al lavoro stesso e al conseguente riconoscimento economico. Il caso estremo è invece affidarsi a strutture criminali, che pescano proprio tra coloro che sono esclusi dal normale percorso scolastico e quindi di vita sociale riconosciuta.
Per tutti questi motivi riteniamo che l’attivazione di una attenzione al percorso scolastico non sia un optional per la comunità cristiana, ma pensiamo anche che questa attenzione debba essere supportata dalle istituzioni che presiedono questo ambito, ovvero la Chiesa diocesana e il provveditorato agli studi.