La storia

La storia della Comunità Pastorale San Giovanni XXIII nasce durante una visita dell’allora Vicario Episcopale di zona VI (e oggi nostro amato Arcivescovo) mons. Mario Delpini, il quale ci annunciò che le tre comunità parrocchiali di Canonica d’Adda, Fara Gera d’Adda e Pontirolo Nuovo, insieme alle altre due comunità di Badalsco e Fornasotto, avrebbero di lì a poco cominciato a camminare insieme verso la costituzione di quella nuova realtà ecclesiale che oggi stiamo vivendo insieme. Ci disse che non erano ancora stati fissati tempi certi e definiti per l’attuazione del progetto, ma che il percorso da intraprendere sarebbe sicuramente stato quello e quindi ci aveva invitato a cominciare a pensare come sarebbe stato possibile incarnare sul territorio questa nuovo modello di Chiesa.

Il passo successivo è stato quello della costituzione formale della Comunità Pastorale con l’intitolazione a San Giovanni XXIII e soprattutto con la nomina nel 2012 da parte del Cardinal Scola di don Umberto quale primo responsabile della Comunità Pastorale, incarico che prevede la titolarità di uno stesso sacerdote quale parroco delle tre parrocchie di San Giovanni Evangelista, Sant’Alessandro e San Michele Arcangelo. Con l’inizio della missione pastorale del compianto don Umberto nelle nostre comunità, il cammino prospettatoci da mons. Delpini diventava formalmente realtà. Nel settembre 2013 la Comunità Pastorale San Giovanni XXIII è nata ufficialmente. Per quanto già negli anni precedenti su alcuni aspetti pastorali le nostre comunità avevano cominciato a confrontarsi e cercare di compiere qualche passo insieme, da quel momento è diventato centrale considerare come unitaria l’azione pastorale nelle cinque diverse comunità, senza voler dimenticare però la storia e le caratteristiche uniche di ognuna di esse.

La strada seguita è quella di provare a far nascere e germogliare la Comunità Pastorale nell’azione quotidiana delle nostre chiese locali, ma fin da subito ci si è anche concentrati sulla progettazione di un percorso pastorale unitario almeno su alcuni ambiti dell’azione pastorale. Inizialmente vennero scelti tre ambiti pastorali, considerati strategici per cominciare a radicare sul territorio la Comunità Pastorale: la carità; la trasmissione della fede alle nuove generazioni (catechesi ed oratorio); la pastorale familiare. Per queste tematiche il Consiglio Pastorale della Comunità ha immaginato un percorso unitario che poi si è progressivamente cercato di radicare sul territorio, senza svilire le caratteristiche proprie di ogni realtà parrocchiale, ma provando ad integrarle in un viaggio comune.

Altra tappa fondamentale nel radicamento della Comunità Pastorale è stata, nel 2019, la prima elezione del Consiglio Pastorale sulla scala dell’intera Comunità pastorale, senza più riferimenti ai consigli pastorali parrocchiali che quindi hanno smesso di esistere anche nella forma. La creazione di una rete di relazioni che permetta una effettiva conoscenza delle diverse anime della Comunità Pastorale ed in particolare delle persone che costituiscono la nostra comunità passa anche attraverso la condivisione dei momenti di riflessione e decisione tipici del Consiglio Pastorale. Nel frattempo, sempre più ambiti della pastorale ordinaria delle nostre comunità hanno cominciato a vivere con respiro più ampio rispetto a quello delle singole parrocchie. Ad esempio, la costituzione di un gruppo liturgico della Comunità Pastorale ha permesso una maggiore integrazione nella celebrazione della fede; allo stesso modo l’integrazione dei percorsi di iniziazione cristiana ha visto un rapporto sempre più stretto fra i gruppi dei catechisti delle diverse parrocchie, con un confronto che ha portato alla costruzione di percorso che aspirano ad essere più efficaci nella trasmissione della fede alle nuove generazioni. Anche la realizzazione di un unico notiziario per tutta la comunità Pastorale è da leggersi nell’ottica del creare quel tessuto di conoscenza reciproca, indispensabile perché la Comunità Pastorale non rimanga un soggetto scritto sulla carta, ma diventi l’espressione vera della Chiesa sul nostro territorio.

Nella Primavera di quest’anno abbiamo provveduto come Comunità Pastorale al rinnovo del Consiglio Pastorale, con un ideale passaggio di consegne fra i membri dell’assemblea precedente ed i nuovi eletti al fine di continuare il cammino intrapreso verso una progressiva integrazione delle diverse parrocchie e delle loro storie specifiche. L’eredità che il precedente Consiglio ha voluto lasciare al presente è sintetizzata in tre parole


UNITÁ

L’unità si deve manifestare nella Chiesa a tutti i livelli. In un contesto come quello della Comunità Pastorale questo invito diventa particolarmente pressante, perché ogni comunità parrocchiale porta in sé la propria storia e la propria identità, che non devono scomparire, ma si devono però fondere con quelle delle altre parrocchie originarie per diventare una Chiesa sola, capace di testimoniare con forza il proprio saper camminare nella concordia e nella pace. Ma anche fra i diversi gruppi e le diverse realtà della Comunità Pastorale deve manifestarsi questa unità affinché, nella diversità delle azioni pastorali nei vari ambiti, sia facile vedere l’obiettivo comune di testimoniare la presenza viva di Gesù risorto in mezzo a noi, quale fonte di vita, gioia e speranza.


PICCOLEZZA

La piccolezza è uno stile di vita, non è solo il destino che ci sembra di vedere per le nostre comunità ecclesiali. Essere piccoli nella nostra vita significa anche sapersi accontentare delle risorse che si hanno a disposizione (anche come strutture) e saperle utilizzare al meglio per raggiungere gli obiettivi fissati. Ed essere un piccolo gregge che però diventa lievito per il mondo è una delle grandi sfide della Chiesa di oggi.


ACCOGLIENZA

L’accoglienza è la via che ci spalanca al mondo. Questo deve diventare lo stile delle nostre comunità parrocchiali, chiamate innanzitutto ad accogliersi reciprocamente nel formare una Comunità Pastorale che cresce con il supporto di tutti e che mette tutti allo stesso livello e che permette a ciascuno di trovare il suo proprio modo di essere cristiano qui ed oggi. Ma la Comunità Pastorale è chiamata anche ad essere accogliente verso la realtà dei poveri e dei bisognosi, innanzitutto, ma anche verso chi è alla ricerca della verità e fatica a trovarla nelle esperienze del mondo; bisogna poi saper incontrare ed accogliere tutti coloro che portano in sé la loro fatica quotidiana e cercano supporto.


Andrea Belli